Il mondo nella sua frenetica corsa verso il progressismo tecnologico smarrisce l’autenticità dei sensi e smette di interrogarsi su di essi. L’interfaccia digitale e l’alienazione diventano quasi estensioni biologiche di una società meccanicamente ipertrofica. Una società votata all’estetica e a forme convulse di perfezionismo aggregante.
Il ciclo di proiezioni, “Ogni Cosa Ha Un Senso”, intende interrogarsi sulla valenza pregnante dell’uomo nella riscoperta dei sensi. In una chiave di ascolto d’importanza civile, come nel caso de “Il Traditore” di Marco Bellocchio, nella riscoperta di nuove dimensioni sensoriali attraverso il concetto di vista come nuovo modo di guardare,pellicole come “Dancer in the dark” di Lars von Trier o “Il Favoloso mondo di Ameliè” di Jean-Pierre Jeunet.
Lo sguardo si pone poi sul mondo, visto nella sua attuazione moderna fatta di diversificazione e accettazione: le vicende di “Laurence Anyways” del giovanissimo regista prodigio Xavier Dolan. O anche i sensi,come l’olfatto, nel suo senso di rivalsa in riferimento a “La parte degli angeli” del regista britannico Ken Loach.
Il percorso proseguirà verso l’interrogazione di un futuro prossimo attraverso l’alterazione dei sensi, nel rapporto di contatto tra sé e l’altro con il film “Her” di Spike Jonze. Fino poi a ritornare sulla strada che delicatamente interroga l’ipotesi dello smarrimento di sensi, come nel caso dell’anzianità e della malattia attraverso gli occhi di due importanti registi: “Amour” di Michael Heneke e “Dolor y Gloria” del regista spagnolo Pedro Almodòvar.
Proviamo a ripartire dalle parole,dai gesti, dalla comunanza di aspetti nell’interazione collettiva di un cineforum. Dal pretesto del film alla riscoperta dell’uomo come essere sociale lontano da sovrastrutture digitali. Un percorso di dibattito sull’interrogativo dell’uomo nella sua collocazione sociale, attuale e futura, con l’ausilio di specialisti, testimonianze e fruitori di un emozionante percorso cinematografico.